sabato 28 novembre 2015

Voglio avere 16 anni e non lavorare

Sono tornata dopo un lungo silenzio. Evviva!
Oggi ritorno con un altro spirito, di certo non più positivo di prima, dato che la depressione e la negatività non mancano mai, grazie anche al cd di Adele che sta deprimendo l'intero pianeta terra.
Insomma, oggi sono una ragazzina in crisi. Oggi non ho 24 anni ma bensì 16, vorrei cambiare il mondo ma non posso, vorrei non andare a scuola e passare le mie giornate al parco a prendere il sole (se non ci fosse tutto questo freddo, naturalmente). Vorrei uscire con le mie amiche a fare shopping il pomeriggio, spettegolare sulle crisi amorose o sul colore di smalto delle unghie, per poi ritornare a casa dai miei genitori che mi preparano la cena, cenare davanti alla tv parlando del più e del meno.
Dare loro la buonanotte e ritirarmi nella mia stanza dipinta di viola e piena di peluches.
Ma adesso sono adulta e devo fare le cose da adulti.
Lavoro, casa, pranzo veloce fuori per poi tornare a lavoro, sopportare i clienti, dimenticarsi di avere degli amici perché non si ha il tempo per frequentarli, riposarsi solo la domenica nella mia nuova casa asettica e triste, e poi ricominciare tutto di nuovo
Ed è così che ad un certo punto mi sono sentita diversa, come se fossi tornata quella ragazzina che andava a scuola e che aveva bisogno di svago, di fare le minchiate da adolescenti.
Forse è una fase che un po' tutti attraversano quando si addentrano nel mondo del lavoro.
Il mio è solo un lavoro da studentessa, prima della laurea, una cosa di poco conto che però mi ha fatto pensare a quando affronterò il vero lavoro, il duro lavoro, il lavoro della mia vita.
Ce la farò? Posso farcela?
Non lo so, perché per ora ho preso una pausa. Una pausa da tutto.
Ho bisogno di pensare, di riflettere, di sapere se sono un' "inetta" come Zeno sosteneva di essere nel libro di Italo Svevo.
Chi sono io? Sono abbastanza forte o mollerò tutto al primo ostacolo?
Perché già ho mollato adesso, cosa farò quando le cose si faranno più toste?
Tutto questo mi fa pensare che non siamo macchine da lavoro, è vero, dobbiamo sopravvivere e i "soldi" ci servono per tirare avanti, ma la vita è una sola... perché sacrificare tutti i giorni della settimana al lavoro, quando possiamo passare il tempo con le persone che amiamo, condividere paesaggi e bellezze del mondo, invece di stare chiusi in un ufficio? 
La vita è limitata e noi ne abbiamo perso il controllo. Ci vorrebbero più giorni di riposo, la vita va vissuta a pieno e questi miei due mesi passati a lavorare e basta mi hanno buttata giù, non vedendo nessuna luce fuori dal tunnel, mi sono sentita in prigione, non mi sono goduta nemmeno quell'unico giorno di riposo che avevo, perché ero stanca.
Non voglio vivere una vita così, voglio vivere davvero, ma come si fa?
Forse è il mondo che è sbagliato e per ora lo sto odiando davvero.
Voglio una vita vera. Voglio sentirmi viva.

 

3 commenti:

  1. Penso che per vivere davvero ed a pieno bisogna amare anche quello che si fa durante il lavoro. Bisogna che quest'ultimo ti faccia sentire soddisfatta pur tornando a casa stremata; che ti riempi a di orgoglio. A quel punto sarà anche quella vita vissuta, non solo uno sforzo per sopravvivere.

    Comincia a pensare che anche non avere 16 è bellissimo, che sei indipendente, che stai facendo qualcosa di importante per la tua vita..se la vedi così, potrai credo sentirti una DONNA VIVA

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  2. Condivido con te quello che hai scritto nel post, tornerei indietro nel tempo anche io.
    Ho letto un tuo post-vecchio che parlavi del segno dell'acquario ih-ih-ih lo sono pure io
    :)

    Un abbraccio, Fla .

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  3. Quello di cui hai parlato è un po' il mio pensiero da mesi e mesi...
    L'idea di sentirsi imprigionate, senza un attimo di respiro è una sensazione che pure io stessa provo lavorando, chiudendomi dalla mattina alla sera in quattro mura. (che si un ufficio oppure un bar, un ristorante...ecc)
    Tornare stanca il fine settimana senza voglia di uscire rende ancora tutto più noioso più monotono e più distruttivo.
    Credo che un po' sia questione di abitudine, di abituarci al mondo del lavoro, alla lista infinita di preoccupazioni e di stress che ci pone.... (Capisco meglio i miei genitori...)
    Eppure concordo sul fatto che sia il sistema (mondiale) ad essere sbagliato.
    L'accanimento al lavoro, agli impegni, alla velocità ci sta' rendendo delle macchine vuote, scarne di emozioni positive e sovraccariche di tensione.
    Ma come ben si sa' non siamo veramente indistruttibili... e tempo un po' che ci rompiamo qua e là, con qualche organo che segnala un "allarme", una patologia, un modo per dirci "fermati, per favore".
    Questo corri corri genera elevato stress e poco godimento della vita, quella vera, nata per apprezzare le cose belle, per osservare il panorama e sorridere assieme ai proprio cari, ai propri amici, a fare l'amore.
    Usiamo il nostro tempo così male...

    Non credo che si potrò invertire rotta per tutti, penso piuttosto che il mondo sia come una corda: "tira, tira poi si spezza"..
    Cerchiamo nel nostro piccolo di preservarci attimi di serenità, di uscita dal mondo meccanico e logorroico, per osservare le bellezze naturali e familiari.
    Ti mando un abbraccio, coraggio.

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